domenica 28 febbraio 2010

L’ombelico del mondo




Giornata uggiosa, cielo bianco e talmente basso che sembra palpabile, con una pioggia talmente fine da sembrare vapore, mi vien da pensare che invece di star qui, incollata ad una scrivania a gestire reclami, più o meno fondati, di clienti inviperiti, mi piacerebbe essere a letto col gatto al mio fianco ed il dito inserito nel suo ombelico, cosa che lo rende abulico per eccellenza e lo fa immergere in un brodo di giuggiole senza fine, e che mi permette di fare delle iperbole di pensiero inimmaginabili.
Come ieri sera a ricordare cose che sembravano rimosse, a rincorrere treni del passato che viaggiano solo sui binari neuronali del nostro cervello.
Ricordi allora il rumore della metro B di Roma mentre tu eri sul letto di tua madre con le gambe attaccate alla parete a far la candela e a sentire il solletico della carta da parati in fibra, oppure il colore del cielo di San Pietroburgo quella domenica di fine Luglio passata a cercare regali al mercato militare.
Alla memoria poi subentra la ragione che inizia a domandarsi i perché più inutili:
-su 6.801.400.000 abitanti qualcuno starà facendo la stessa cosa fatta da me?
-perché non ho capito ninna nanna di palanciuk?
-ma Lui adesso cosa starà facendo contando che nel suo spicchio di meridiano è 2 ore più avanti?la sua vita percepirà sicuramente qualcosa di diverso dalla mia…se si perché?
Quesiti di tale portata affollano la mia mente inesorabilemente, ecco perché mi reputo una persona impegnata, o forse no, mah chissà.
Se fossi un gatto avrei la libertà di passare tutta la mia giornata ponendomi questo genere di domande e invece..son costretta a rispondere a reclami ben diversi tipo:
non voglio pagare la suoneria che ho scaricato perché quello che canta non è veramente Gigi D’alessio come credevo, mi avete fregato
Ahhh ma allora c’è qualche altro suonato perditempo a sto mondo!
E la mia mano immersa nel pelo candido del mio gattone si rilassa, ma solo lei, mentre l’altra gattina bambolina è in calore e percorre il corridoio invocando chissà chi “fruuu, fruuuu, Miooo Miuuu”!Povera amore mio non c’è nessuno, e Borges cerca di intricarmi ancor di più le meningi con i suoi racconti surreali che scombussolano i capisaldi del mio essere insinuando la visione trogloditatra tutte quelle da me ormai vagliate…uh come vorrei esser un’immortale troglodita, anzi no io vorrei essere Omero inconscia di esserlo, e forse lo sono!”
A voi l’ardua sentenza.
Meglio lavorare 100 giorni di domenica che tutta la vita nei giorni feriali, ah che massima.

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