sabato 13 marzo 2010

Libertà è prigione




Si io, che ho sempre inneggiato alla libertà e all’indipendenza;
io che la prima volta che scappai di casa avevo solo 5 anni ed i miei mi trovarono nel sottoscala con libro ed orsetto;
io che non conto nemmeno più tutte le volte che sbattendo una porta andavo alla ricerca di un nuovo portone: al momento mi ritrovo, piuttosto sconcertata, ad affermare che: sebbene la mia indipendenza oramai sia conosciuta ai più, i quali tra le altre cose son perfettamente consci che sia la libertà a spingermi a non aver radici, legami, rapporti professionali duraturi, mi sento imprigionata più di tutti coloro che magari non hanno mai ricercato in maniera così smodata questo status privo di cofini.



Probabilmente la mia è una sindrome, non saprei definirne il genere in maniera più particolareggiata, una di quelle nevrosi annidate nel profondo subconscio, e che probabile mente uno crede di sopire con un palliativo ma che periodicamente si ripresentano bussando alla porta della ragione e cercando prepotentemente di irrompere nella tua vita sconvolgendola; riesce a rendere intollerabile tutto:
• la routine del lavoro
• gli amici perché son sempre i soliti
• le piccole certezze costruite
• la casa
E inizi ad aver una terribile voglia di distruggere o abbandonare tutto quello che hai costruito, regalare i gatti , affittare la casa, mollare il lavoro e prendere il primo aereo chissà per dove e iniziare tutto da capo con la coscienza che la sensazione esilarante della novità probabilmente svanirà nel giro di pochissimi mesi.
Perfino leggere il quotidiano è ostile alla mia esistenza, perché lo leggo in ufficio, perché è scritto in italiano perché la notizia più importante è: “Berlusconi indagato per aver fatto pressioni sulla censura di AnnoZero!”
Bastaaaa, per l’ennesima volta la stessa identica notizia basta!
Basta articoli del tipo: “La voglia degli italiani di viaggiare si è sopita- altro che Milione!”-ma cosa vuoi che si sia sopito? Se mancano i soldi è chiaro che le possibilità di viaggiare si riducano, e chi è che ancora può permettersi di viaggiare?
• pensionati
• chi guadagno più del minimo di sussistenza
• studenti o che vivono a casa con genitori abbienti o che lavorano ma continuano a vivere a casa de mamma.
E qui nasce l’argomento dell’articolo successivo: “Perché i giovani italiani sono restii ad abbandonare il “nido”, per utilizzare un termine di Pascoli; come perché?è ovvio perché si fanno i conti, perché la fetta di libertà la cercano altrove o forse non è così tanto impellente questo bisogno, o per soldi, o forse perché è impossibile trovare un lavoro a tempo non dico indeterminato, quanto almeno che superi i tre mesi.
Ed io, io che questi articoli li leggo quotidianamente, con varie sfumature a seconda delle testate giornalistiche e del loro orientamento politico, io che oramai son nauseata di sentire sempre lo stesso “carosello”, che non vedo nemmeno più la Tv perché è sempre uguale, io che alla Radio ascolto con piacere solo “è tutto esaurito” con Marco Galli e Pizza e Match e Squalo perché è l’unico programma sempre diverso, io che se ascolto lo Zoo è come se ascoltassi i giovani che non sanno parlare se non con bestemmie o parolacce, io che se vedo Zelig oramai è come se guardassi AnnoZero e se guardo Ballarò è come se vedessi Le Iene non son nemmeno più sicura che se partissi risolverei questo mi disagio.
Lo potrei risolvere rintanandomi come Alice ancora di più nel mio mondo fatto di libri fogli, disegni ma non ne varrebbe la pena, perché sarebbe come non vivere, possibile che non vi siano vie di fuga?
Mi sento come se fossi dall’altra parte della siepe, la parte infinita e saltassi per vedere Leopardi cosa sta facendo:
“Ehi, come ci sei finito nella parte confinata?Vedi le ombre riflesse come nel mito della caverna di Platone?”
“No, vorrei valicare la siepe e far annegare nell’immensità il mio pensiero”
“Il bello è che l’immenso tu lo possiedi nell’animo io lo possiedo fisicamente”!
“Il tuo naufragar è dolce, il mio è struggente”!

Il mio è Sturm und Drang implacabile, inarrestabile: la tesione che mi spinge verso il metafisico e la fisicità più cruda, quasi Caravaggesca, verace violenta insoddisfatta ed insoddisfacente come tutti i miei rapporti amorosi, perché io non riesco mai a dare molto, mi trattengo per non far affogare gli altri nel tumulto del mio sentimento, che travolgerebbe, che non ha freno è cieco.
Cieco come me, non come Omero.
Sarò Minotauro, e non cercherò nemmeno più l’uscita del labirinto, e attenderò Teseo, o sarò Icaro che per il troppo volar alto fallì?
Chissà nelle Metamorfosi forse troverò la risposta, sperando di non far la fine di Pandora.

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